Il/La VAR, chi lo vuole maschio, chi la vuole femmina, è stata introdotta come novità ad inizio campionato e appena arrivata ha già scatenato il caos.

 Inzaghi si è schierato totalmente a sfavore dicendo,  il presidente del Cagliari Giulini ha espresso le sue perplessità in seguito al match contro la Juve. Questi sono solo due delle innumerevoli contestazioni ogni sacrosanta giornata di Serie A.

Tecnologia in campo? Non è la tecnologia in sé per sé, ciò che è finito sempre sotto processo è stato l’uso che se ne fa. Uno strumento “super partes” totalmente annullato dal volere umano dell’arbitro che non si limita ad interpellarlo, ma a darne una sua “personale interpretazione”.

Fatto sta che da inizio campionato sempre il/la VAR è stato protagonista delle gare quasi più degli stessi giocatori. 

Tutte queste polemiche sembrano non essere arrivate ai “piani alti” ed il vociare è rimasto tra i corridoi.

Perché dico ciò? 

A dirsi pienamente convinto della sua efficiacia è il presidente dell’AIA, Marcello Nicchi, che durante il consiglio federale ha commentato:

«Il fatto che si discuta del VAR è positivo, vuol dire che piace. Questo strumento dà giustizia, funziona bene, ma si può migliorare ancora. Il protocollo deve essere applicato alla lettera. L’errore ci sta sempre e dobbiamo lasciar lavorare gli arbitri. Una cosa è certa: il direttore di gara scende in campo molto più tranquillo psicologicamente».

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